In una situazione come quella attuale, con politici e media che tutto il giorno parlano del coronavirus e giustamente impartiscono consigli, raccomandazioni, emanano provvedimenti per combatterlo, limitarne gli effetti o evitarlo, si rischia purtroppo di perdere di vista gli effetti che il coronavirus sta avendo sulla borsa di Milano che ieri ha chiuso con un drammatico – 16,92%.
All’inizio di questa settimana il DPCM dell’8 marzo 2020 è stato emesso dal Governo per frenare il coronavirus, ma purtroppo non è stato adottato un analogo provvedimento per bloccare anche le attività della Borsa Italiana.
In merito, l’ineffabile amministratore delegato della Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ai numerosi appelli alla chiusura, ha dichiarato all’agenzia Bloomberg “C’è un panico ingiustificato” la “Borsa Italiana ha un business continuity plan che ci permette di lavorare anche in caso di attacco nucleare”.
E infatti il giorno successivo, 9 c.m., la borsa di Milano è crollata dell’11%.
La più elementare prudenza avrebbe consigliato se non di chiudere quanto meno di sospendere le operazioni allo scoperto che sono puramente speculative. Ancora ieri, fonti al lavoro sul dossier del sistema di negoziazione di Piazza Affari affermavano che la borsa è “un servizio essenziale” anche in caso di blocco totale delle attività in Lombardia (Vedi pag. 29 del Corriere della Sera del 12.03.2020).
E quindi nulla si è fatto.
Ma oggi la Borsa di Milano ha chiuso con un tonfo ulteriore del - 16,92%, portando a circa il - 40% le perdite dall’inizio dell’anno, per cui riteniamo che senza il dono della prudenza e della coscienza di chi ci governa e amministra, con santa rassegnazione, dobbiamo aspettarci che le iene di tutto il mondo finanziario vengano a spolpare quel che rimane di bello nella nostra povera Italia.
In questa triste vicenda, forse, non sono estranee due situazioni di fatto:
Per tali motivi il Governo e la Consob, se hanno a cuore gli interessi nazionali e non di chi specula sulle avversità, devono intervenire al più presto dettando nuove regole di salvaguardia al fine di salvare ciò che è rimane, magari anche con l’approvazione della UE, in quanto come dice il Presidente della Repubblica Italiana: “L’Italia attende solidarietà, non ostacoli”.
Roma, 13 marzo 2020.