IL MODELLO MILANO

Senza nulla togliere all’efficienza e al valore del Personale che opera nel cosiddetto “modello Milano”, coordinato e diretto dal Procuratore della Repubblica di Milano, che ne è “l’ideatore ed il motore” (come si legge su https://www.ilsole24ore.com/art/la-proposta-m5s-procura-nazionaleantievasione-fiscale-tribunali-ACb0VAu del 23/10/2019); senza disconoscere l’importanza dei risultati raggiunti e la perfetta organizzazione che li ha consentiti, purtuttavia ci sentiamo in obbligo di sostenere che ciò non è normale!

Innanzitutto, dovremmo domandarci perché questo fenomeno ha riguardato solo Milano (e troveremmo una risposta nella tipologia di contribuenti coinvolti); ma soprattutto, dovremmo chiederci quanto si sarebbe dovuto incassare (e troveremmo la risposta negli accertamenti originari).

È chiaro che dovrebbero esserci delle continue interconnessioni fra vari organi dello Stato in tutti i campi, non solo in quello tributario. Se il Tesoro e la Consob avessero interagito con il Ministero delle Finanze (prima) e l’Agenzia delle Entrate (poi), probabilmente, non avremmo avuto il crack della Parmalat, ma un “modello Parma”.

È ovvio che se un organismo non funziona ce ne sarà un altro che prenderà il suo posto, è un fenomeno che si chiama “supplenza”; ed ecco, infatti, il “modello Milano”. Se l’Agenzia delle Entrate fosse stata protagonista nella tutela dei tributi e se avesse assunto le necessarie iniziative di coordinamento nei confronti della Banca d’Italia, forse, non avremmo assistito al clamoroso crollo della Banca più antica del mondo, il Monte dei Paschi di Siena, avremmo avuto un “modello Siena”.

Non si può giustificare, infatti, una stabile inversione di ruoli che si realizzerebbe costituendo una Direzione nazionale antievasione diretta da magistrati che assuma il ruolo di contrasto all’evasione fiscale. È necessario, invece, ripristinare un Organismo amministrativo stabile a guardia dei tributi e della fiscalità, posto sotto la responsabilità politica di un membro del Governo, ma formato da Personale pubblico disciplinato dal diritto pubblico¹. Quest’organismo non può in alcun modo essere identificato nell’Agenzia delle Entrate.

La P.A. ha l’alto compito della prevenzione (prevenire l’ignoranza, le malattie, le calamità …. le occasioni di compimento dei reati); gli Uffici del Pubblico Ministero hanno il compito di reprimere reati commessi. L’evasione fiscale, inoltre, non sempre assume la forma del reato. Fatto salvo il caso in cui un reato tributario emerga da indagini in corso concernenti altri illeciti penali, nella normalità deve essere il Fisco ad innescare l’azione penale che emerge da un’istruttoria tributaria attraverso la presentazione della “denuncia scritta” ex articolo 331 del codice di procedura penale.

Diversamente, se insistessimo nell’affidare alla magistratura inquirente ruoli propriamente amministrativi come quello del contrasto all’evasione fiscale, rischieremmo di trasformare il nostro Ordinamento di diritto in un ordinamento di polizia, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Si passerebbe così dall’inefficienza dell’Agenzia delle Entrate ad un possibile efficientismo autoritario di novelli PM d’assalto.

Se esiste, però, un elemento nella Magistratura da prendere ad esempio, questo è l’indipendenza e la sottoposizione alla sola legge; il Fisco deve essere governato da dirigenti e funzionari, imparziali, terzi, al di sopra delle parti, e “…al servizio esclusivo della Nazione”.

Una politica attenta guarda al futuro; se è onesta prescinde dalle (comunque non trascurabili) tensioni elettorali e si impegna per progetti di lunga durata, evita scelte illusorie e demagogiche che confidano sulla disattenzione dei cittadini.²

No, quindi, a ulteriori scosse all’Ordinamento costituzionale con lo stravolgimento dei ruoli istituzionali (a ognuno il suo). Per DEMOS ITALIA il “modello Milano” sostituisca pure l’Agenzia delle Entrate, ma non oltre la sua chiusura definitiva e la nascita di un nuovo modello finanziario dello Stato, appartenente alla P.A.
 

¹ Il bilanciamento fra i poteri politici di un ministro e i doveri pubblici di un funzionario saranno meglio descritti in un separato documento.

² “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione” (A. De Gasperi)
 

ALLEGATI: 

20191031_DEMOS-ITALIA-fisco-Il-Modello-Milano.pdf

Pubblicato in data 08/12/2019 da Giancarlo Barra