Il Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale [1], ora con funzioni di “colegislazione” e controllo politico sulle altre istituzioni dell'Unione a nome dei cittadini europei [2] e la moneta unica (l’euro) [3] costituiscono dei risultati intempestivi e parziali di integrazione (raggiunti dopo 62 anni dai Trattati di Roma); mancano un Parlamento con pieni poteri e una Costituzione.
Dopo il fallimento di una pseudo-Costituzione di origine pattizia, più simile a un T.U. che ad una Legge fondamentale, è necessaria la promulgazione di una Costituzione politica da parte dell’attuale Parlamento Europeo. Quest’ultimo, infatti, ne ha tutta l’autorità essendo già espressione dei Popoli europei; in virtù di ciò deve porsi, entro i termini di scadenza dell’attuale legislatura, al di sopra dei trattati e proclamare una sede costituente che dia l’avvio a dei lavori di elaborazione e approvazione di una Carta primaria delle Istituzioni europee.
Senza questo “giunto cardanico”, l’Europa muore (e se ne vedono già evidentissimi i presupposti). Un Parlamento “inabile”, privo di Costituzione si confronta, infatti, con una Moneta forte e con i suoi ancor più forti gestori. Questa situazione, gravemente sbilanciata sulla finanza, degenera la costruzione comunitaria, anzi la degrada e l’avvelena.
Senza un progetto ambizioso l’UE (oramai ridotta a discutere soltanto di soldi) è destinata all’estinzione. Un’estinzione, però, che non potrà verificarsi in modo rapido e indolore, in quanto non sarà possibile cancellare, senza traumi violenti, 62 anni di avvenimenti e di fatti. Se non si riprende subito il cammino dell’integrazione edificando il pilastro costituzionale (che deve essere fondamentale e prevalente) l’Europa continuerà a curvarsi (sempre più) su sé stessa, schiacciata dai cosiddetti “sovranismi”, indotta a gestire solo la “parità di bilancio”. Ma così facendo, insieme al cumularsi di vizi, incomprensioni e risentimenti, torneranno nuovi ed inaspettati “venti di guerra”. Il fallimento dell’Europa, infatti, si espliciterà non con la dissoluzione delle istituzioni, ma con la loro degenerazione. Lo scenario che può presentarsi a seguito del definitivo fallimento europeo non sarà il ritorno alla divisione politica del ‘900, ma una catastrofe inusitata e sconvolgente.
Memori dello spirito federalista di Ventotene; si deve tendere ad un’Europa che faccia dei bilanci e del mercato un problema residuale, alzando lo sguardo e l’interesse, da protagonista politica, verso il Mondo.