Illustrissimo sig. Presidente,
sembra ormai certo che il nostro Governo abbia intenzione di proporre al Parlamento un'ulteriore proroga dello stato d'emergenza nazionale.
Sinceramente non ne vediamo la necessità attuale.
Sotto il profilo normativo, infatti, esso non sembra necessario, in quanto il nostro Ordinamento mette a disposizione di svariate Autorità ampi mezzi giuridici per i casi di necessità ed urgenza. D'altronde, in quest'ultimo periodo, tali strumenti eccezionali sono stati utilizzati in abbondanza da singoli Ministri, Presidenti di Giunta regionale, Prefetti e finanche Sindaci, a prescindere dallo stato d'emergenza nazionale. Facciamo anche presente che questo conferimento di poteri eccezionali è un'anomalia tutta italiana, che pochi Paesi europei hanno vissuto solo nel picco pandemico ed abbandonato ancor prima dell'estate, mentre molti altri non hanno mai nemmeno sperimentato. La Francia, ad esempio, che conta attualmente sei volte il nostro numero di contagi giornaliero ed intere zone del Paese in allerta “super-rossa” (o scarlatta, come nel caso di Parigi), sta solo ipotizzando il ricorso ad uno stato d'emergenza sanitaria nel caso la situazione dovesse ulteriormente e notevolmente aggravarsi.
Pertanto, nel caso Italia non appare assolutamente indispensabile un conferimento ulteriore di pieni poteri (tra l'altro non sempre correttamente esercitati in questo periodo) all'Esecutivo ed al Capo della Protezione civile, per poter avere strumenti atti ad affrontare la situazione sanitaria. A meno che questo non sia funzionale solo a velocizzare le procedure d'acquisto di beni e servizi, aggirando le ordinarie normative sugli appalti pubblici; nel qual caso ci preoccuperemmo doppiamente, visto quanto accaduto per l'approvvigionamento di mascherine, di banchi scolastici e, non ultima, per la gestione dell'app “immuni”.
Una proroga di poteri non sembra rispondere nemmeno a reali esigenze medico-sanitarie. Se una sospensione di parte del dettato costituzionale era tollerabile e persino comprensibile nei primi caotici periodi dell'epidemia, dopo 9 mesi in cui quest'ultima è stata affrontata su più fronti e con mano libera, si deve presumere ormai che lo Stato si sia adeguatamente attrezzato per affrontare eventi futuri senza emergenza e impreparazione. Inoltre, da noi l'entità attuale dell'epidemia non appare così significativa: pur essendo scontata l'esigenza di non abbassare la guardia e di usare la massima accortezza possibile, ad oggi stiamo parlando della positività (non di malattia) di 2 tamponi su 100 effettuati a ristretti campioni “a particolare rischio”, di cui solo lo 0,5 % richiede ospedalizzazione.
Ci permetta, allora, di ricordare a noi stessi che il 1° di giugno 2020, Le abbiamo dedicato, dalla nostra pagina Facebook, un editoriale dal titolo <>. Ci riferivamo, in quel frangente, alla tentata prima proroga dello stato di emergenza nazionale, la quale, nella notte del 14 maggio 2020, era già apparsa nel decreto c.d. “Rilancio” e voleva prorogare di ulteriori sei mesi lo stato d'emergenza in scadenza il 31 luglio, con un preavviso di addirittura 3 mesi (la prima stesura del decreto era di inizio aprile) rispetto alla prevista prima scadenza (31 luglio). Ci era venuto alla mente allora il DPCM 31 gennaio 2020, che aveva dichiarato, con curiosa lungimiranza, il semestre di stato d'emergenza nazionale quando non c'era stato ancora nemmeno un caso italiano e la maggior parte dei nostri scienziati sminuivano il pericolo Covid19 in una normale influenza. Il nuovo episodio ci destava non poche preoccupazioni per la vita democratica del Paese, tanto da spingerci a prendere carta e penna e indirizzarLe un vibrante appello, recapitato al Quirinale il 17 maggio scorso (
link).
Eravamo giustamente allarmati per questa inopinata lungimiranza dell'Esecutivo. Nella migliore delle ipotesi, si poteva pensare che il Governo fosse in possesso di informazioni sulla pandemia, taciute ai cittadini, tanto da dover mettere “le mani avanti” con tre mesi d'anticipo e garantirsi il proseguo del regime emergenziale.
Ebbene, nel tragitto da Piazza Colonna al Colle, siamo certi che il Suo intervento sia stato determinante per far modificare quel testo normativo. Grazie a quella modifica, solo successivamente e con un regolare passaggio parlamentare, la proroga fu realizzata parzialmente fino al 15 ottobre.
La ringraziammo, Sig. Presidente, per aver esaudito il nostro appello (probabilmente non l'unico, sicuramente tra i primissimi), ma soprattutto per essere stato il vero Garante delle libertà e della salute di questo Paese.
In quell'occasione, poi, non mancammo di affermare il nostro convincimento di poter contare sulla Sua alta vigilanza anche nell'occasione in cui la norma emergenziale, al momento cassata, sarebbe stata immancabilmente riproposta. Ebbene, è giunto quel tempo: quel crescendo mediatico di allarmi Covid, già a maggio da noi previsti, si è puntualmente avverato, motivando la reiterazione della proroga dello stato d'emergenza nazionale, stavolta con scadenza al 31 gennaio 2021. Ma, come allora, non è dato conoscere quali siano le motivazioni scientifiche a fondamento di una tale richiesta, mostrando, ancora una volta, la carenza di trasparenza che sta diventando tratto tipico di questo frangente politico.
Per tutto quanto sopra, non vediamo più l'esigenza di continuare a sospendere una parte rimarchevole della nostra Costituzione e della vita democratica del Paese, tornando a chiederLe, ora come allora, di opporsi a questo disegno di conservazione e di accentramento di poteri, mai visto nella storia della Repubblica, neanche nei suoi momenti più bui.
Roma, 7 ottobre 2020.
Giancarlo Barra
Socio fondatore con funzioni di Segretario
Nazionale e Rappresentante Legale
ALLEGATI:
D_20201007_a_Presidente-Repubblica.pdf